F1 Torino: intervista a Gigi Brandoli alla guida della monoposto Lancia Marino 02/05/2011
In occasione del Red Bull F1 Show Run 2011 di Torino abbiamo in esclusiva le dichiarazioni rilasciate dal pilota Gigi Brandoli alla guida della monoposto Lancia Marino del 1954, costruita dal padre Marino Brandoli, il pilota esprime le sue emozioni rievocando le competizioni storiche del passato.
Quali sensazioni avete provato per la gara, e com’era il circuito?
Ricordo da bambino di aver seguito i vari «Gran Premi del Valentino», ho impresso nella memoria anche il tratto di percorso, mi è sembrato di rivivere le stesse emozioni dell'infanzia. Quando il percorso era aperto al pubblico nel 1949, a quell’epoca avevo cinque anni, giravo sullo stesso con una “Bugatti” riprodotta lunga circa due metri con un motore elettrico, due marce avanti e la retromarcia, freni a tamburo a tiranti sulle ruote posteriori che percorreva oltre i cinquanta all'ora, rappresentava un'auto da corsa della Bugatti degli anni 30, prodotta in una trentina di esemplari, di cui una per i figli di Bugatti. Qualche anno fa ad un'asta a Parigi una è stata pagata quasi € 750.000. Bugatti prima dell'ultima guerra ne aveva regalata una a mio padre dicendo “quando avrai un figlio, nascerà possedendo un'auto vera”, è cosi imparai a guidare già dall'infanzia. Mi manco molto, verso i sette anni, non ci stavo più dentro con le gambe e non riuscivo a comandare i pedali del freno, acceleratore ecc... Purtroppo il percorso in questa Kermesse di Red Bull, è stato totalmente accorciato, meno di un terzo, per problemi organizzativi e di sicurezza - entrando nel parco del Valentino non è permesso circolare con le auto e probabilmente sarebbe costato moltissimo realizzare delle transenne di sicurezza - senza la volontà e la partecipazione delle istituzioni pubbliche. E pensare che per Torino sarebbe un Marketing turistico straordinario. Molto è stato speso negli ultimi venti/trenta anni in termini di immagine ai fini della popolazione votante. Torino è stata la capitale dell'automobile e vorrebbe ritornare ad esserlo, ma negli ultimi anni è diventata il centro di produzione di auto di serie in grande quantità, ed i residenti hanno coltivato un sentimento di “amore-odio” verso l’unica casa automobilistica italiana. Speriamo che con i nuovi sostanziali indirizzi manageriali cambino le cose e che Torino ritorni ad essere il crogiolo di nuove spinte all'innovazione e possano così nascere nuove imprese, indirizzate alla sperimentazione della meccanica, elettronica, alla scienza ed all’utilizzo dei nuovi materiali, ecc.
Il ricordo più bello di suo padre, nell'ambito dei motori?
Verso gli ultimi anni del dopoguerra a Torino tutte le settimane venivano realizzate delle gare automobilistiche su monoposto (generalmente il sabato sera, con la pista illuminata. Ogni volta venivano dati dei punteggi al vincitore, “se non ricordo male fino al quarto posto” e dopo una decina di gare veniva premiato il pilota che aveva realizzato il maggiore punteggio con una grandissima coppa. L'emozione più grande nei miei ricordi è stata nel 1948 quando dopo una lotta forsennata ed emozionante anche per il grande pubblico che aveva presenziato alla Kermesse, vinse mio padre e alla fine della gara una bellissima signora “purtroppo morta da molti anni” si avvicinò, gli mise sul collo una corona d'alloro e lo baciò appassionatamente.
Come vede il confronto tra una monoposto del passato e la F1 recente?
Non è possibile fari confronti tra le auto di oggi e quelle degli anni 50, perchè sono completamente cambiate le condizioni. Quello che è certo è che in quegl'anni i piloti erano sopratutto dei gentleman, correvano per passione e trasmettevano le loro emozioni. Erano epoche diverse, dove non esisteva la globalizzazione, lo sport non era toccato dalla pubblicità, dagli interessi della finanza e dal business sotto il profilo tecnico, un esempio: la “Lancia Marino formula 1 CC. 2500 del 1954” aveva un telaio costruito in tubi di acciaio al molibdeno, “in origine, per utilizzo aeronautico”, del peso di 61 kg, nelle vetture di oggi invece il peso raggiunge i 39/41 kg - a parità di cilindrata da 250 CV passiamo a 800 CV. Concettualmente la vettura non è cambiata, l'auto Union nel 1932/3 aveva motore posteriore con 750 CV, un peso della vettura di 750 kg, cercavano di copiare i risultati aeronautici sotto il profilo aerodinamico, molto spesso l'evoluzione tecnologica è avvenuta per intuizione, non
esistevano strumenti di supporto tipo computer, le mescole dei pneumatici erano elementari, il tutto era a dimensione umana, ora i piloti fanno una preparazione fisica simili ai piloti degli aerei da caccia, dove c'è lo spazio per le emozioni ecc. Alla kermesse di Red Bull Show Run di Torino, ho cercato di generare e trasferire l'emozione al pubblico, ricordando quei tempi. Adesso ho sesantasette anni, e sono figlio dell'epoca. La proposta fatta all'Assessorato del comune di Torino e poi sposata dall'organizzazione del Marketing delle manifestazioni sportive della Red Bull, è nata dall'idea di fare rilevare le differenti tecnologie e i diversi modi di guidare un'auto di Formula 1.
Avete avuto modo di incontrare Mark Webber, Chris Pfeiffer e il giovane pilota spagnolo Jaime Alguersuari?
Mio figlio “Marino” che porta il nome del nonno, ha invitato i piloti della Red Bull, a vedere, provare, sedersi e magari guidare la “Lancia Marino”. I piloti hanno accettato con semplicità di andare al box ed hanno guardato con ammirazione e provato a sedersi ed hanno avuto, anche i presenti lo hanno percepito, “una notevole sensazione di gioia e piacere” (forse nessuno di loro, era mai entrato, in una monoposto dell'epoca).